Siamo tutti pupi

E più di tutti lo è Salvo Bumbello, figlio d’arte, maestro costruttore di pupi, artigiano di storie, voce del suo Teatro, della “sua” Opera dei Pupi. MYOP con la famiglia Bumbello, con la compagnia “Brigliadoro”. Siamo tutti pupi. E tutti pupari.

Cuntiamo storie. Siamo nati così, iniziando a raccontare e immaginare, dando forme alle visioni, nominando tutto, dando parola a ogni cosa, mentre camminavamo lungo il percorso che c’ha portato fuori dalla grotta della nostra protostoria. Cuntando e mentendo (non è importante a quale fine).

Lo ha fatto anche Ulisse alla corte dei Feaci.

Recitano “soggetto”, i pupari, e prima di loro lo faceva chi cantava il cunto; sì perché come la volete chiamare la cantilena di quelle epiche battaglie, dell’epopea cavalleresca franco-normanna. Non è così lontana la contaminazione che ha trasformato novellatori popolari, a braccio, in teatranti da Chanson de Roland. Ma non è questo il punto. E se volete approfondire andate a trovare Salvo nel suo laboratorio.

Vi dirà  di viandanze, pellegrinaggi e case-teatro. Vi spiegherà come sono nate le serie tv, con quale maestria i pupari conoscevano il ritmo delle storie e dei finali sospesi. Vi dirà  che il “mestiere è cento pupi”, proprio così: per lui il mestiere non è l’arte di saperli fare o di animarli, è i pupi stessi. “Per avere un buon mestiere occorrono almeno cento pupi” dice.

Salvo è l’anima delle marionette che lo abitano, in un gioco di specchi che non ha nulla da invidiare ad Alice e al suo paese delle meraviglie. Ma Salvo è soprattutto un artigiano. Lavora il legno, la stoffa, i metalli; batte, leviga, struscia, salda, scalpella. E racconta. Mentre lavora, mentre sorseggia il suo caffè, mentre si muove nascosto, in bilico, nel suo Teatro dell’Opera dei Pupi. Cercavamo la piacevolezza del teatro e della tradizione e abbiamo trovato una fucina, un laboratorio, un’officina di artigiani, tutti racchiusi nel corpo di un solo uomo che, come un pupo, parla per metafore e manifesta con la voce e il corpo Orlando, Rinaldo, Re Carlo, Bradamante, Ferraù, Brigliadoro, Doralice, uno alla volta e tutti insieme, mentre beviamo un caffè al bar accanto alla sua bottega.